Imbarcazione per la pesca in Guatemala

venerdì 18 maggio 2012

Pescare nella mitologia

Il mito di Glauco
Glauco era ritenuto figlio di Nettuno: era bello, bellissimo, e si mise a fare il pescatore; divenne abilissimo, e le sue raccolte erano sempre estremamente copiose e abbondanti.
Glauco era molto apprezzato dalle nereidi (ninfette delle acque) e rideva e scherzava con tutte, ma non era realmente innamorato di nessuna: ma un giorno incontrò la timida Scilla, di cui si innamorò perdutamente; e lei ricambiava, tanto da aspettarlo tutte le sere al tramonto anche solo per vederlo andare via.
Tuttavia Scilla era molto timida, e riuscì a confidare il suo amore solo alla perfide Circe, che, presa dall'invidia, la trasformò in un orrendo mostro marino: così, mentre Scilla faceva strage degli ignari naviganti, Circe se la spassava con Glauco.
Ma la scintilla durò poco, e dopo poco Circe lasciò Glauco; la sofferenza dello stesso crebbe a dismisura quando seppe della fine di Scilla, e andò spesso a trovarla, e lei, nonostante tutto, non lo uccise.
Dopo molti anni Glauco divenne vecchio, curvo, ma non cessò mai la sua attività lavorativa: la pesca fruttava ancora molto bene; un giorno, mentre tornava stanco dal mare, fece scalo su una ridente isoletta: e lì, si accorse del miracolo: i pesci che mangiavano l'erba di quell'isola tornavano miracolosamente in vita! Quella situazione gli ricordò in qualche modo l'atmosfera che respirava da bambino, così si buttò sul prato e si cibò di quell'erba, fino a esserne sazio: una volta placata la sua voglia, decise di farla finita e si gettò da una scogliera: tuttavia, anziché morire, riacquisì forza e si trasformò in un immortale tritone del mare: si dice che quando scoppia la tempesta Glauco alzi il capo e subito il mare diventa calmo e tranquillo, come succedeva quando Scilla lo aspettava al tramonto.

Mitologia orientale:
Agli inizi della civiltà, i cinesi posizionarono i tre Augusti, detti Sanhuangwudi: essi sono Fuxi, Nuwa e Shennong. In particolare, Fuxi, oggi chiamato Taihao, avrebbe insegnato agli uomini la pesca e l'allevamento.

Invece, nella mitologia giapponese, il dio della pesca si chiama Ebisu: viene spesso rappresentato vestito da pescatore, con una canna da pesca in una mano e un pesce simile a una orata nell'altra. La leggenda dice che, a causa di un rituale non rispettato dalla madre durante il parto, un ragazzino, Hiruko, sia nato senza arti; quindi è stato lasciato in mare su una barca di giunchi, ma venne raccolto e curato dagli Ainu (Ainu) e, a tre anni, dopo aver superato molte prove, divenne il dio della pesca Ebisu.


Parentesi sulla mitologia atzeca: Il dio atzeco della pesca si chiamava Amimitl, il quali veniva anche chiamato "freccia d'acqua"; oltre a proteggere i pescatori, era anche il dio dei laghi.
Si dice che Amimitl colpiva le vittime della sua ira con pericolose malattie. Spesso viene identificato con Opochtli, il dio dei fabbricanti di reti e dei pescatori che usano reti.

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