Imbarcazione per la pesca in Guatemala

domenica 20 maggio 2012

La pesca nelle favole

La prima favola che propongo è di Esopo: in questa storia i pescatori, grazie alla loro pazienza, anche in periodo di secca, sono ricompensati dalla buona sorte:


Alcuni pescatori che erano usciti a pesca e che avevano trascorso tra gli stenti molto tempo, non prendevano nulla: stando seduti sulla loro barca si rammaricavano. Ma in quel momento un tonno, inseguito, e avanzante con molto rumore, improvvisamente si slancia sulla nave. Quelli, avendolo preso e portato in città, lo vendettero. Allo stesso modo spesso la sorte assegna in dono le cose che l’abilità non offre.


La seconda è invece dell' illustre Fedro, che, con un velo di ironia, narra il modo di catturare i pesci di un furbo musicista-pescatore: riporto sia la versione originale in latino, sia la traduzione:

Versione originale: Un'insolita tecnica di pesca
Olim mitis ac stultus piscator, artis suae imperitus, cum retibus tibiisque ad mare perrexit. Dein in scopulo apud litus assedit, retia deposuit et tibiis cecinit. Ita enim secum cogitabat: " Quondam Orpheus veteresque poetae vocibus suavibus montes, arbores, gravia saxa multaque animalium genera ducebant. Certe piscibus quoque tibiarum numeri grati erunt: e maris undis sponte venient, in litore saltabunt et eos capiam". Sed pisces piscatoris dulces blanditias neglexerunt. Piscator igitur tibias deposuit, omnia retia in mare demisit et statim magnam piscium copiam cepit. Pisces in rete litusque saliebant; tum piscator exclamavit:"Stulta animalia, primo tibiarum numeros non audivistis, nunc sine cantu in litore saltatis". 

Traduzione: 
Un tempo un pescatore tranquillo e sciocco, inesperto del suo mestiere, si diresse al mare con le reti e con il flauto. Quindi si sedette su uno scoglio presso la spiaggia, gettò le reti e suonò il flauto. Perciò pensava tra sè : " Una volta Orfeo e gli antichi poeti con le loro voci soavi conducevano ogni specie di animali lungo i monti, gli alberi e molte ardite rupi. Di sicuro anche ai pesci sarà gradito il ritmo del flauto: dalle onde del amre giungereanno alla riva, salteranno sulla spiaggia ed io li catturerò. Ma i pesci rifiutarono le dolci blandizie del pescatore . Il pescatore allora abbandonò il flauto, ritirò tutte le reti dal mare e subito prese una grande abbondanza di pesci. I pesci salivano nella rete e verso la spiaggia, allora il pescatore esclamò: "O stolti animali, prima non sentiste il ritmo del flauto ed ora senza canto saltate sulla spiaggia!"

L'ultima che riporto è una fiaba giapponese: qui, anziché essere esaltata l'abilità di pesca, viene messa in luce la buona azione di un ragazzino che, invece di pescare i pesci del mare, li nutre ogni giorno: e loro, riconoscenti, lo ripagano in un modo singolare.

La gratitudine dei pesci:
In una isoletta di pescatori viveva Hikoichi. Da ragazzo Hikoichi fu assunto come sguattero di cucina in un peschereccio e trascorreva i suoi giorni nella calda cucina di bordo a preparare il riso e tagliare le verdure mentre la nave rollava e beccheggiava in mezzo al mare. Era considerato da tutti uno sciocco, troppo sciocco per diventare un pescatore, buono solo per cucinare e servire a tavola.
Dopo ogni pasto in cucina c'erano sempre molti avanzi. Hikoichi li gettava in mare e chiamava i pesci perchè venissero a farsi un bel pranzetto anche loro. I pescatori nell'udirlo chiamare i pesci lo deridevano: "sentite l'imbecille che parla con i pesci" dicevano. Uno di loro disse beffardamente: "Forse un giorno i tuoi pesciolini ti risponderanno e ti diranno quanto ti sono riconoscenti!"
Hikoichi però non si curava delle beffe e continuava a portare da mangiare ai pesci.
Una notte la nave era alla fonda in una baia molto ampia e tutti i pescatori, stremati dalla giornata di lavoro, si erano addormentati profondamente. Hikoichi era ancora al lavoro, intento a lavare il riso per il pranzo del giorno dopo, quando si accorse d'improvviso che la nave non rollava e non beccheggiava più, era completamente ferma.
Salì sul ponte, guardò ai lati della nave e non credette ai suoi occhi. Il mare non c'era più, la nave si trovava arenata su un enorme banco di sabbia finissima, brillante come l'oro. "Che bello" pensò, e decise di raccogliere un pò di quella sabbia meravigliosa per ricordare quella notte. Riempì due secchi di sabbia dorata e li portò nella sua cabina.
Il mattino seguente Hikoichi si stupì moltissimo nel vedere la nave galleggiare placidamente sulle acque della baia. Del banco di sabbia dorata non c'era più traccia. Raccontò allora ai suoi compagni tutto ciò che aveva visto nella notte, ma nessuno gli credette, anzi, lo sbeffeggiarono duramente.
Le risa e i lazzi dei compagni cessarono di colpo non appena Hikoichi mostrò loro i due secchi di sabbia che aveva raccolto durante la notte: erano colmi di polvere d'oro.
Nel viaggio successivo, Hikoichi non si imbarcò più perchè ormai era ricco e poteva vivere in una bella casa nuova. Si comprò una barchetta e ogni giorno andava in mare per portare da mangiare ai pesci. Visse a lungo felice sull'isola e nessuno lo chiamò più sciocco.

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